sabato 14 marzo 2015

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venerdì 13 marzo 2015

VERONA: “EL AMOR BRUJO” E “CAVALLERIA RUSTICANA”, DANZA E OPERA Al TEATRO FILARMONICO DI VERONA


La Malapasqua.
Alla fine Turiddu chiederà perdono ad Alfio e a Dio: la madre dovrà pregare per lui e dargli ancora un bacio prima di essere ammazzato. Si conclude nel sangue la sua "Malapasqua", la pasqua  maligna, quella degli uomini che muoiono nel peccato, che hanno scelto una via lontana dalla lieta tranquillità del focolare domestico; così, agnello sacrificale senza redenzione, Turiddu, Salvatore, si immola per amore rimanendo coerente alla sua prima promessa, quella fatta alla sua Lola, la donna da amare, un bocciolo fresco di giaggiolo che lei canta per le vie incantando gli animi degli uomini.
Si gioca nell'antitesi sacro-profano la trama di "Cavalleria Rusticana", capolavoro di Mascagni in scena al Teatro Filarmonico, in abbinata a "El amor Brujo" di De Falla. L'accostamento nuovo e originale riesce ad attirare lo spettatore grazie al gioco di richiami che il regista e coreografo,  Renato Zanella, crea per mezzo del balletto. La danza intrattiene in apertura e interpreta "l'amore stregone" che viene cantato magistralmente dal personaggio di Lola/Candela, Clarissa Leonardi, nelle arie famose in lingua spagnola.
Il paesaggio mediterraneo fa da trait d'union tra l'Andalusia di De Falla e la Sicilia verghiana: un ulivo e delle colonne, rovine di un tempo passato che perdura nelle debolezze degli uomini.
Le danze colorate dai costumi gitani, dai colori caldi, rosso e giallo che si stagliano sul bianco delle camicie dei ballerini, è corale e popolare, esalta il sentimento umano e la passione del cuore mentre il duo dei primi ballerini si stacca a ritmo alterno dall'insieme e interpreta l'amore. Lei è flessuosa e vivida, i movimenti talvolta bruschi, quasi uno scatto a significare la passione che brucia, la fiamma del cuore innamorato. All'inizio è contesa fra molti, fra due, fra tre poi lei sceglie: il suo lui è uno solo, nel cuore c'è solo un vero spazio, quello del vero amore.  E poi delle pareti mobili e spesse, muri grigi che fanno da quinte alla scena, si chiudono e diventano i muri delle strade siciliane, i muri di "Cavalleria Rusticana". La protagonista è Santa che, interpretata magnificamente dalla soprano Ildiko Komlosi  è vero personaggio drammatico. Vocalità, prestanza scenica, espressività tragica la rendono l'eroina protagonista dell'atto unico: il suo amore senza "onore", il suo peccato, è quello di aver amato, di aver osato la trasgressione per aver creduto al giuramento; scomunicata, rimane fuori dalla chiesa, fuori dal coro delle donne che portano la croce ma hanno la pace nel cuore. Lei non riuscirà a trattenere Turiddu e, rifiutata, lo chiamerà "spergiuro" augurandogli la Malapasqua. Così la confessione del tradimento ad Alfio da un lato la libera del peso, dall'altra la condanna alla vedovanza. Solo Turiddu la libererà alla fine pregando la madre di accoglierla come figlia, come il  vero Salvatore Gesù farà  con Giovanni, affidandogli sua madre Maria. Così la Malapasqua degli uomini condannati al peccato giunge con la morte finale di Turiddu ad un nuovo equilibrio: il giovane immola se stesso per amore, Lola finirà il suo gioco pericoloso di tessitrice di passioni e Santa accetterà il dolore assumendosi il  compito di consolare una madre. La Malapasqua è quella degli uomini che portano la croce in processione: la croce del peccato che li attanaglia alla terra: giuramenti e spergiuri, onore e disonore,  amor sacro e amor profano, obbedienza e disobbedienza, la vita di quei poveri contadini di Verga si consuma spesso bruciata dalle fiamme di un amore stregone.Turiddu in scena il 10 marzo è Dario Di Vietri, un giovane promettente tenore dalla voce chiara e forte; drammatico e spontaneo sa bene interpretare l'ingenuità del personaggio. Turiddu infatti è così: un bambinone che alla fine, dopo aver scelto il suo destino di passione, si accascia a terra abbracciando la madre, chiedendole di pregare per lui. La sua redenzione si compie qui, nella scena finale quando la sua Malapasqua si risolverà nel perdono, nell'abbraccio della madre e del perdono di Dio, vero Salvatore, vero e unico Dio che sa vincere la morte e  resuscitare  il terzo giorno. Per gli altri, per gli uomini, da un lato il rito, la Chiesa, l'assemblea dei fedeli che trasportano decine di croci in processione, riperpetuando tradizioni antichissime, legati ai vincoli sociali che rendono stabile la società; dall'altro gli eroi tragici che si stagliano sullo sfondo corale del paese e hanno scelto vie alternative che portano alla morte precoce. Il coro interpreta magistralmente il ruolo da tragedia greca che il regista gli ha affidato. Si apre, si separa e si rinserra a coppie a celebrare l'unione che salva nell'amore matrimoniale. Alfio, Lola e la madre, figure solitarie e drammatiche,   svolgono un ruolo importante e sono ben interpretate da ottimi cantanti lirici.Il giovane direttore dell'orchestra Jader Bignamini sa imprimere infine allo spettacolo il perfetto ritmo incalzante dirigendo con brio senza cedere a patetismi. Insomma uno spettacolo da non perdere.
Giulia Cortella
13 Marzo 2015